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A circa diciotto anni dalla prima monografica dedicata in Italia,al MAN di Nuoro e dopo quella di Villa Bottini a Lucca nel 2010, a Torino presso CAMERA,Centro Iternazionale per la Fotografia, è in corso una mostra dedicata all’artista americana Sandy Skoglund. L’esposizione,completa ed articolata,occupa tutto lo spazio del Centro ed espone una grande antologia di opere che partono dagli esordi della Skoglund fino all’ultimo suggestivo lavoro dal titolo Winter (2018) esposto per la prima volta in anteprima mondiale. Curata da Germano Celant in collaborazione con la Paci Contemporary la mostra rivela in toto l’evoluzione di un’artista complessa e colta che a partire dagli anni ’70 ha indagato l’arte sperimentando disegno, collage, scultura e fotografia. Parlare di fotografia riferendosi alla Skoglund infatti sarebbe riduttivo, ogni sua opera parte da uno studio che va dall’ambientazione alla costruzione di ogni singolo pezzo da lei,alla fine, immortalato. Tutte le sue opere, quelle dagli anni ottanta in poi, sono delle complicate costruzioni cinematografiche sospese tra inquietante e onirico… Sandy,da giovane, lavorò in un centro ricreativo della Disney e con tutta probabilità quest’esperienza si ripercuote ancora nelle sue opere… Protagonisti sono animali, cibo, uomini e donne che costruiscono dei Tableaux Vivant onirici e surreali. Una sorta di mondo al limite dell’Alice in Wonderland di Lewis Carroll,nel quale gatti verdi radioattivi (Radioactive Cats,1980) sono protagonisti di una scena quotidiana assieme ad due anziani coniugi in quella che potrebbe essere una cucina. Gli stessi gatti, scolpiti uno per uno dalla stessa Sandy, saranno riproposti nel 1993 in Cat in Paris, su una terrazza che rievoca gli scenari apocalittici di Blade Runner (Ridley Scott)…Registi come Alfred Hitchcock (Gli Uccelli), Joe Dante (Piranha) e film culto come Kink Kong e Frankestein sono fondamentali per il percorso artistico della Skoglund. Non solo gli animali ma anche il cibo gioca un ruolo fondamentale nella complicata costruzione delle opere dell’artista americana. Un esempio al limite del fastidioso è sintetizzato nell’opera Body Limits (1982) nella quale l’intera scena è completamente rivestita da pancetta compresi due manichini che all’apparenza sono i protagonisti. Osservando la fotografia la mente oscilla tra sensazioni contrastanti tra curiosità, attenzione e disgusto. La Skoglund in questo lavoro sembra filtrare la lezione della Bodily Art ed in particolar modo l’opera dell’artista cecoslovacca Jana Sterbak e della sua Vanitas-Flesh Dress nella quale la Sterbak è completamente coperta da un vestito fatto da fettine di carne fresca. Un percorso che parte dalle antiche Vanitas seicentesche fino ad arrivare alle più recenti performance di Marina Abramovic. La mostra di Torino è quindi una completa antologica che rivela al grande pubblico un’artista complessa e completa che già da giovane aveva imparato la lezione dell’arte più classica, dal disegno alla scultura, per rielaborarla in maniera del tutto personale come si confà alle menti più geniali…
SANDY SKOGLUND: VISIONI IBRIDE
TORINO-CAMERA, Centro Internazionale per la Fotografia
24 gennaio-31 marzo 2019