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Vi voglio raccontare di un’esperienza sensoriale che ho provato pochi giorni fa. Sabato scorso ho fatto una piccola gita a Lucca, ridente cittadina toscana abbracciata ancora dalle sue mura originali. Roccaforte storica e ricca Lucca è scrigno di grandi bellezze e chiese monumentali. Il tempo non era dei più clementi e la continua pioggia non aiutava di certo la gita fuoriporta. La mia scelta è stata quindi quella di andare a visitare la Pinacoteca Nazionale di Palazzo Mansi, museo che avevo già visitato in passato ma che ovviamente meritava una seconda visita. Il Palazzo imponente e lussuoso di impianto cinquecentesco fu acquistato all’inizio del ‘600 dalla famiglia Mansi che lo fece restaurare impostandolo, secondo i gusti del secolo, a loro nuova dimora barocca. Rimane una dimora elegante e sontuosa ed ancora oggi si respira lo sfarzo domestico della prestigiosa e ricca famiglia. Nel Museo oltre alle stanze ancora arredate con mobilia originale ed integrazioni ottocentesce sono conservate due importanti quadrerie una al primo piano, di impianto barocco e l’altra al terzo ed ultimo piano che conserva una ricca collezione di opere dell’ottocento. La pinacoteca barocca raccoglie una consistente collezione di dipinti importanti,alcuni di rara bellezza. Il nucleo della raccolta tuttavia non è quello originario poiché era stato disperso da Carlo Ludovico di Borbone.Nel 1847 però il Granduca Leopoldo II,dopo che Lucca fu annessa al Granducato di Toscana, regalò alla città un consistente nucleo di dipinti così da formare la pinacoteca come è oggi concepita. Nel visitare le sale,impostate come se fossero nel ‘600, si è accolti in un’atmosfera ovattata e lussuosa. La sorveglianza è vigile ma cortese e discreta ed aiuta il visitatore a non sentirsi inseguito ma solo sorvegliato. Sono esposti dipinti straordinari tra i quali spiccano per bellezza e qualità un San Sebastiano di Luca Giordano, una Maddalena di Orazio Gentileschi ed un Tobiolo e l’Angelo di Jacopo Vignali. Non mancano in ogni caso dipinti toscani del ‘500 tra i quali alcuni dei più importanti ritratti di Agnolo Bronzino. Proseguendo la visita in quelli che furono gli appartamenti privati, tra specchiere dorate e straordinari arazzi, ci si imbatte nell’alcova. La camera, stanza da letto allestita nel 1688 in occasione delle nozze di Carlo Mansi ed Eleonora Pepoli, è uno scrigno dorato che conserva nella decorazione gli affreschi dell’emiliano Gian Gioseffo da Sole, che già aveva affrescato altre sale del sontuoso palazzo e di Marcantonio Chiarini esperto quadraturista. Nel visitare l’alcova si rimane stupefatti dalla bellezza oltre che dalla ricchezza della costruzione quasi architettonica dell’intera stanza tra oro e seta, concepita in maniera tale che anche il più ricco ospite che capitasse a Palazzo ne potesse essere colpito. Palazzo Mansi è un museo piccolo, con una collezione importante che meriterebbe di sicuro più visitatori. Ne consiglio quindi,vivamente, la visita. Senza dubbio rimarrete colpiti dalla bellezza e dal lusso di una casa che fu una delle più importanti dimore italiane del ‘600