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Suonare Forte” è il titolo di una mostra struggente, delicata e per certi versi spietata. Un mostra che, a pochi mesi dalla sua scomparsa, ci rivela l’indimenticabile Lisetta Carmi. Una mostra che incarna perfettamente l’indole della donna a cui è dedicata, apparentemente fragile, gentile al limite dell’indifesa. Lei che da bambina, allevata in una famiglia borghese aveva imparato a suonare uno degli strumenti più eleganti, il pianoforte. Sarebbe di sicuro diventata una grande musicista, sembrava questo il disegno della sua esistenza. Tuttavia, come sempre accade, il destino concede un’interpretazione diversa alla vita. Inizia così un percorso fatto di musica e suoni, Lisetta diventa una musicista, il pianoforte è inesorabilmente legato alla propria vita e presto diviene un’abile professionista. Già a dieci anni incomincia a suonare, a Genova dove era nata, ma nel 1938 la prima dura grande prova. Non appena quattordicenne a causa delle persecuzioni nazi-fasciste, lei di origine ebrea, viene espulsa da liceo e costretta alla solitudine, allontanata dai suoi fratelli vive prima ad Alessandria per poi trasferirsi in Svizzera. Assolutamente caparbia la giovane Annalisa continua a suonare ma la sua intelligenza e la sua curiosità la poteranno ad una svolta decisiva. Gli anni sono passati e Lisetta è una donna e musicista affermata, suona in giro per il mondo, in Svizzera, in Germania, in Israele. Tuttavia la musica seppur parte integrante della sua esistenza non è certo la sua sola ragione di vita. Fu fondamentale la sua volontà di partecipare a Genova sua città natale, il 30 giugno del 1960, allo sciopero indetto dalla Camera del Lavoro, ma Alfredo They, suo maestro, cerca di impedirglielo per paura che Lisetta possa essere coinvolta in qualche scontro di rimanere ferita alle mani. Ma Lisetta non ci sta, lei che ormai era una donna libera, conscia della propria vita e delle proprie scelte, abbandona drasticamente il pianoforte e la musica. Chiare e ridondanti le sue parole: “Se le mie mani sono più importanti del resto dell’umanità, allora smetterò di suonare”. Inizia così quasi per un caparbio e risoluto capriccio la seconda vita, una delle sue innumerevoli vite, di Lisetta Carmi, quella da fotografa. È a questa donna che è dedicata la mostra in corso a Torino, fino al 12 dì Febbraio, nella sede delle Gallerie d’Italia. L’esposizione da un’esaustiva declinazione monografica al lavoro della Carmi fotografa. La sua dedizione verso la donna, immortalata in ogni sfumatura, senza dubbi e senza pregiudizi, tanto da fotografare una ragazza in quello che è atavicamente sinonimo di essere donna, il parto. Fissando, attraverso l’obiettivo, questo momento nella sua crudezza, senza inutile retorica e con estrema realtà. Indaga inoltre l’uomo, la società, le persone… Lei stessa disse: “Mi dicono che le mie foto ricordano Henry Cartier Bresson. Allora io farò le foto come Cartier Bresson”. Ed infatti a Parigi, Lisetta fa un’eccezionale lavoro nelle strade della Ville Lumiere e la sua metropolitana, parafrasando non solo Bresson ma anche Robert Doisneau Edouard Boubat. Fotografa anche il lavoro e i lavoratori, le fabbriche e lo sfruttamento e, senza filtri, sembra ripercorrere quello che anni prima aveva fatto Lewis Wickes Hine. Ma la sua tenace pazienza la porta anche a vincere l’edizione italiana del Premio Niépce per una serie di fotografie scattate a Sant’Ambrogio di Rapallo ad Ezra Pound l’11 febbraio del 1966. Lisetta aspettò paziente, con la sua Leica,  che si aprisse la porta della casa da dove fece capolino il grande poeta. La Carmi in silenzio scattò venti fotografie dalle quali ne furono scelte undici con le quali vinse il premio. Ma la vera rivoluzione Lisetta la fa a partire dal 1965. Invitata ad una festa di capodanno dal suo amico Mauro Gasperini si imbatte in una realtà che allora doveva essere nascosta. La festa era vicino via del Campo nel vecchio Ghetto di Genova. Lì erano radunati un folto numero di Travestiti. Erano gli anni sessanta, il travestitismo era davvero una “alternativa” ma si sa l’identità di genere non è e non è mai stata un’opinione. Lisetta rimase affascinata dalla vita di queste persone ed incominciò uno straordinario lavoro fotografico indagatore, una sorta di studio antropologico nei confronti di una realtà cruda e affascinante. Per dirla con le parole di Lisetta : “Non esistono gli uomini e le donne, esistono gli esseri umani”… Le fotografie abbracciano uno spazio temporale che va dal 1965 al 1971. Dalle prime reticenze iniziali la fotografa riesce ad instaurare un rapporto di complicità con queste figure al limite della mitologia, li osserva, ne studia i comportamenti, anche quelli più intimi. Lei stessa afferma: “ Gli uomini che vanno coi travestiti sono porci. Buoni borghesi, molti preti. Spesso andavano solo a parlare con loro per evadere dal loro quotidiano… La tariffa allora era 5.000 o 10.000 Lire… Certe volte mi mettevo dietro ad una tenda, aspettavo che il cliente avesse finito di fare quello che voleva fare ed uscivo.” Si conferma così col passare degli anni un rapporto di completa reciprocità e rispetto, in un periodo in cui essere travestito significava finire in galera la Carmi intesse invece rapporti di stima e amicizia paladina, ante quem, di una inclusione sociale che ancora, dopo più di cinquanta anni, non si è del tutto radicalizzata. Da questa indimenticabile esperienza ne nacque un libro pubblicato nel 1972. Una pubblicazione certamente non facile che Lisetta riuscí ad editare con l’aiuto di Sergio Donnabella che fondò per l’occasione, ex-novo, la Casa Editrice Essedí. La mostra finisce con una sezione dedicata al Quaderno Musicale di Annalibera di Luigi Dallapiccola. Un lavoro astratto e sperimentale del 1965. L’esposizione torinese dà una lettura quasi completa della vita e del lavoro fotografico di Lisetta Carmi che, come aveva fatto con la musica, abbandonò anche la fotografia quando, dopo un viaggio in India, conobbe maestro yogi indiano Babaji. Un incontro illuminante tanto che al suo ritorno in Italia, a Cisternino in Puglia, nel 1979 acquista un trullo e fonda l’asharm Bhole Baba. Proprio nella suo ricovero di pace pugliese Annalisa Carmi, detta Lisetta, lascia la sua vita terrena il 5 luglio del 2022 all’età di 98 anni. 

La mostra Lisetta Carmi “Suonare Forte” fa parte del progetto “La Grande Fotografia Italiana” affidato a Roberto Koch, nume tutelare di Contrasto e Gallerie d’Italia Torino guidata da Michele Coppola e Antonio Carloni

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